mercoledì 8 maggio 2013

Accabadora / Michela Murgia

[70 grammi] Nicola, poco propenso a rispettare ruoli divini nella commedia dove la parte principale era la sua, ebbe un moto d'insofferenza a quell'uscita di Bonaria. Con voce alterata chiamò la madre, che accorse immediatamente nella stanza asciugandosi le mani nel grembiule.
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[30 grammi] Quando Giannina Bastíu tornò nel cortile con il vassoio del caffè fumante in mano, Nicola era solo nel sole in mezzo a tre sedie vuote, e aveva uno strano sorriso.  
= 100 grammi di






I detrattori dell'uso dei regionalismi nella narrativa e i giustizieri della e dopo la virgola non si ricorderanno di una sola delle loro convinzioni dopo che Accabadora avrà piegato la scrittura alle ragioni della trama e viceversa tre volte in due minuti nella stessa pagina, sotto i loro occhi.

Pubblicato nel 2009, il romanzo di Michela Murgia è ora reperibile nella riedizione del 2011, per i NUMERI PRIMI di Einaudi - interlinea maggiore e costa più morbida: i pendolari ringraziano.

Non narra di amori da morire: racconta invece la morte, soffocata  e ventilata, recitata e reale, domandata e negata, quasi sempre per amore. Il che rende la Sardegna degli anni Cinquanta nulla di più che un'ambientazione (un luogo del cuore, un ricordo): Accabadora non per appartenenza, ma per necessità.

Da leggere dopo un giorno di discorsi vuoti. Per distendere le palpebre su una prosa evocativa e pulita; per riaprirli di colpo davanti a un'immagine ad alto contrasto, che si palesa per un attimo e già scompare piano, in dissolvenza, dietro a un paragrafo di quaranta parole.