lunedì 22 aprile 2013

Dategli le brochure! [Civico 103, Modena]

«Facciamo delle lunghe conversazioni, io e la televisione. A volte andiamo avanti fino a notte alta, senza prenderci un attimo di pausa. Una volta, soprapensiero, mentre discutevamo in un’atmosfera rilassata, le ho offerto distrattamente un bicchierino di cognac (è una mia debolezza, mi piace il cognac), ma lei ha fatto finta di niente.» 

(Estratto da La voce della televisione, di Paolo Albani. La storia breve, apparsa sul numero 8 di Civico 103, è disponibile in versione integrale su paoloalbani.it).



Civico 103 è il free magazine della Galleria civica di Modena. Li trovate (Galleria e magazine) al n°103 di Corso Canalgrande, accanto all'Accademia Militare - linee bus 4, 7 e 11. Entrambi sono diretti da Marco Pierini; l'ingresso è libero, compresa la visita a quel gran pezzo di genio del Museo della Figurina; fino al 2 giugno 2013 sarà inoltre aperta la mostra su Nam June Paik, che continua nella vicina Palazzina dei Giardini.

La rivista, illustrata, è edita da Silvana Editoriale (Milano) e progettata da Greco Fieni. Narra delle scelte artistiche dietro all'allestimento delle mostre e degli eventi promossi dalla Galleria e si avvale principalmente di contributi letterari esterni, tradotti in inglese a fronte. I creativi di Intersezione si sono invece occupati dell'app, già disponibile.

Subito dopo l'intro di Pierini sulle acquisizioni di Paik, il racconto di Albani apre questo numero dedicato allo spazio dell'arte dentro e fuori la tv. Non troviamo illustrata una storia della Televisione, ma la celebrazione del solo schermo, e del suo contenuto in termini di vuoto catodico e di pieno d'artista: una Tele senza Visione, come vi suggerisce Philip Corner se aprite il magazine a metà. 

Storie brevi, citazioni, rimandi, impressioni di chi prima di voi ha visionato tele (!) e installazioni, risposte implicite alle vostre timorose domande di innocui visitatori. Cinquanta pagine giuste giuste di introduzione narrativa al lavoro dei professionisti dell'arte. Non annoia: anzi, cancella dai ricordi le otto facce dei soliti volantini da beni culturali d'asporto e ti accompagna nella mostra con la stessa affettuosa accuratezza che metterebbe Catullo nel descriverti un paio di orecchini dimenticati da Lesbia sul comodino. Profuma di buono, non ferisce gli indici, non capisci se è patinata o meno però continui a strofinarla e non ti si disintegra tra le dita. A fine visita, non siete costretti a foderarci il bin ma ha ancora un utilizzo (quando si dice un contenuto. Per il web, nel mio caso): storie da souvenir che finiranno in libreria, affinché possiate buttarci un occhio e ricordare una buona lettura e una certa giornata.